venerdì 4 novembre 2016

Alla memoria di Fatim Jawara,una tra le vittime dei disperati sul Mediterraneo














CLICK NEWS LA STAMPA MASSIMO GRAMELLINI

Che dire,una delle migliaia di vittime che sono annegate cercando di fuggire dalla miseria,penso che sappiano cosa rischiano,in aggiunta alle violenze che devono subire in Libia prima di partire,eppure se mettono insieme i soldi per attraversare quell'incubo,evidentemente le alternative del loro quotidiano paiono insostenibili,rischiando il tutto per tutto tra l'Africa e il Mediterraneo.

2 commenti:

  1. Se una volta prelevati in mare li riportassimo in Libia o in Egitto o dal paese da cui sono partiti i "profughi" o clandestini che dir si voglia capirebbero che è inutile tentare la sorte ed affrontare il viaggio sui barconi. Ma loro partono perchè sanno che gli scafisti di stato italiani li aspettano al di là delle 12 miglia delle acque territoriali...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non so,non ho idea quanto siano facili o difficili le pratiche di espulsione,se si possono sveltire dalle attuali lungaggini,ma se fosse così facile,non ci sarebbe stata in Francia la jungla di Calais,essendo almeno su quelle latitudini meno burocratici.

      E sono anche dell'idea che come nel gioco del monopoli,quand'anche si mandino indietro,ci proveranno all'infinito di tornare.

      Elimina