giovedì 18 febbraio 2016

No alla candidatura delle Olimpiadi di Roma 2024
















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 Fare dei paragoni con l'Italia del 1960 è patetico,quella fu un'altra epoca determinata dal boom economico dopo una guerra disastrosa,la corruzione e il malaffare erano da equiparare alla banda bassotti rispetto alla criminalità organizzata degli ultimi decenni.

Se non sono bastati Italia 90 con i costi decuplicati rispetto al progetto di partenza,le macerie insieme ai debiti dei giochi Olimpici di Torino 2006, con tutte le infrastrutture smantellate e con delle enormi perdite finanziarie,ora si vuole insistere con le Olimpiadi del 2024 sapendo a priori che sarà l'ennesima storia di malaffare a carico del contribuente.

Mi auguro che quei giochi saranno designati a un paese che se li potrà permettere,i giochi olimpici non sono un affare e per l'Italia l'ennesimo disastro.

I.S.

iserentha@yahoo.it

2 commenti:

  1. Tranquilli, se le piglieranno gli altri, grazziaddio. Posso solo immaginare per difetto quello che sarebbero in tema di sprechi mirati, di bustarelle milionarie, di imbrogli mafiosi, di disorganizzazione organizzata con costi almeno quadruplicati rispetto alle stime attualmente preventivate. Risultato? Immaginate il pupazzo attuale -re cazzone primo- nel caso fosse lui (diocenescampi) il fasso tutto mi dell'epoca, immaginatevelo in pantaloni di seta che sculetta beato facendosi fotografare in mezzo ai cantieri di allestimento, che si gonfia come un batrace di imperitura gloria vantando il successo indiscutibile dell'opera come esclusivamente dovuto alla sua presenza e al suo potere carismatico. Dimenticherebbe perfino sanremo, oltre ai veri problemi degli italiani, ma chi se ne frega noi abbiamo l'olimpiade più meravigliosa di tutte. E se poi occorressero 40 anni per rifarsi le costole sfasciate da una spesa immane, chi se ne frega: dimezziamo le pensioni e risolviamo il problema.

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  2. Pensando dove vivi,Amburgo che aveva presentato la candidatura si è ritirata sei mesi fa,tutto ciò nella ricca Germania.

    Continuo a incrociare le dita e palparmi gli zebedei nella speranza che le assegnino altrove.

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